Ricerca all’Università di Pavia: le ultime novità

LOTTA AI TUMORI

Creare farmaci capaci di agire contemporaneamente su più bersagli, e quindi molecole con una doppia azione in particolare contro le cellule del melanoma. E’ il primo risultato raggiunto da un team internazionale di ricercatori tra Italia e Stati Uniti, e che vede impegnato anche il gruppo di ricerca del Prof. Andrea Mattevi del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie. La ricerca sostenuta all’AIRC, pubblicata a inizio gennaio su Nature Communications, dimostra molteplici vantaggi: l’azione simultanea aumenta la selettività del bersaglio, in quanto i farmaci agiscono soltanto in cellule, come quelle tumorali, in cui i processi epigenetici sono più gravemente alterati. E questi processi sono alla base della progressiva trasformazione di una cellula sana in una tumorale, della sua crescita e delle sue capacità di resistenza alle terapie. Lo studio di nuovi farmaci ad azione multipla richiede nel contempo una conoscenza dettagliata di ciò che andrà colpito, e una strategia caratterizzata da molta creatività nell’immaginare, progettare e realizzare queste molecole.

IMPRENDITORIA SPAZIALE

Il Laboratorio di Telecomunicazioni e Telerilevamento del Dipartimento di Ingegneria industriale e dell’Informazione è stato selezionato per entrare a far parte di FabSpace 2.0. Si tratta di una rete promossa a livello europeo, e finanziata dal programma Horizon 2020, per l’innovazione delle tecnologie satellitari di osservazione della Terra. Obiettivo: favorire la diffusione e lo scambio di conoscenze e di competenze su dati spaziali per applicazioni concrete in settori quali l’agricoltura, l’ambiente e la gestione delle risorse, i sistemi di trasporto intelligente, la salute.

LA SALUTE DEL CUORE

Un farmaco attualmente in uso per la cura di una patologia polmonare sarebbe in grado di prevenire le aritmie maligne, in particolare nei pazienti affetti dalla sindrome del QT lungo, ovvero una rara anomalia del cuore in cui i ventricoli impiegano più tempo a rilassarsi dopo una contrazione e a prepararsi a quella successiva. I risultati dello studio pubblicato sullo European Heart Journal sono stati ottenuti utilizzando una tecnologia all’avanguardia, come spiega il Prof. Massimiliano Gnecchi del Dipartimento di Medicina Molecolare: «partendo da cellule della pelle prelevate con una semplice biopsia cutanea siamo oggi in grado di generare in laboratorio cellule cardiache che possono essere utilizzate per studiare le cause che portano il cuore ad ammalarsi o per verificare l’efficacia di nuovi farmaci». Si tratta di un innovativo esempio di medicina personalizzata, impensabile solo pochi anni fa, in cui s’identifica una cura mirata per un difetto genetico specifico.

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