Ricerca all’Università di Pavia: DNA, popoli e «moti molecolari a -270 gradi»

IL DNA DEGLI UMBRI

Il gruppo di ricerca internazionale che vede tra i suoi coordinatori anche Alessandro Achilli del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “L. Spallanzani” dell’Università di Pavia, ha ricostruito per la prima volta la storia genetica della popolazione dell’Umbria. L’analisi del DNA di campioni antichi e moderni ha evidenziato molteplici input provenienti da diverse popolazioni anche originarie dell’Europa centrale, come probabilmente i nomadi Yamnaya dalle steppe pontico-caspiche a nord del Mar Nero, e che nel tempo hanno plasmato gli abitanti della regione nel cuore dell’Italia. Nello studio pubblicato su Scientific Reports «i ricercatori hanno messo a confronto i dati genetici di 545 volontari umbri con quelli ottenuti da 19 reperti ossei umani rinvenuti nella necropoli pre-romana di Colfiorito, risalenti tra il IX e III secolo a. C.», ha spiegato il collega Hovirag Lancioni dell’ateneo di Perugia. «L’approccio multidisciplinare basato su dati archeologici, storici e genetici – sottolinea il prof. Achilli – rappresenta uno strumento indispensabile per la conoscenza del nostro patrimonio storico-culturale e quindi per la valorizzazione del nostro territorio». Questi nuovi risultati si vanno così ad aggiungere ad altri recenti studi di genetica che hanno evidenziato una straordinaria complessità del patrimonio genetico degli Italiani, molto maggiore di quella che si osserva nel DNA del resto del continente europeo.

DNA E STATURA

Le analisi sui campioni di DNA proveniente da sangue periferico di Pigmei Baka dell’Africa centrale e da altri soggetti del gruppo Bantu del Camerun hanno identificato una variante genetica associata alla bassa statura della popolazione stessa. È quanto emerge dal lavoro sperimentale avviato nel 2006 dal prof. Mauro Bozzola, ordinario di pediatria dell’Università di Pavia ed esperto nei disturbi della crescita dei bambini, e dal genetista Sergio Comincini e pubblicato di recente sulla rivista Human Genetics. «La statura – spiegano gli autori – è sicuramente un carattere fenotipico complesso, regolato finemente da numerosi determinanti. Tra questi il polimorfismo del gene HYAL2 identificato potrebbe esercitare un ruolo importante, visto che l’espressione del gene controlla diversi processi cellulari». E considerando che la forma estrema di bassa statura nelle popolazioni pigmee non dipende da stati patologici, per i ricercatori, la comprensione dei meccanismi coinvolti nella crescita dei Pigmei potrebbe aiutare a comprendere meglio anche la patogenesi delle forme di bassa statura idiopatica e a trovare un trattamento specifico per correggere tale condizione.

ROTORI MOLECOLARI

Particolari strutture cristalline ad alta porosità hanno consentito a gruppi molecolari di mantenere il loro moto rotatorio con velocità estremamente elevate e fino alla temperatura di -270 gradi centigradi, ovvero solo di pochi gradi sopra allo zero assoluto (-273,15 °C). È il risultato sorprendente dell’esperimento pubblicato su Nature Chemistry e a cui hanno lavorato anche Giacomo Prando e Pietro Carretta del Laboratorio di Risonanza magnetica nucleare del Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia. Generalmente i moti molecolari sono favoriti da temperature elevate, mentre tendono invece a essere ostacolati al diminuire della temperatura. L’attività di ricerca sulle macchine molecolari artificiali,al confine tra chimica, fisica e scienza dei materiali, ha come scopo fondamentale l’ingegnerizzazione e il controllo delle proprietà dinamiche della materia, proprio come avviene con le componenti rotanti all’interno di un motore d’automobile, ma in scala nanoscopica.

[Foto: © stock.adobe.com]