Pavia e Yale “riattivano” i neuroni di un maiale dopo quattro ore dalla morte

Il cervello degli esseri umani e degli altri mammiferi è estremamente vulnerabile alle interruzioni del flusso sanguigno e alla diminuzione dei livelli di ossigeno. Da questo presupposto un team di ricercatori guidato dal Prof. Nenad Sestan dell’Università di Yale, con il quale ha collaborato attivamente Francesca Talpo del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia, ha sviluppato un sistema che ha consentito di ripristinare la circolazione nel cervello di maiale, ore dopo la morte, portando così alla riattivazione di alcune funzioni molecolare e cellulari.

I risultati dell’esperimento, condotto su 32 modelli suini, sono stati pubblicati mercoledì scorso dalla rivista Nature (in copertina il 18 aprile), e spiegano il funzionamento della tecnica utilizzata, BrainEx. Si tratta di un sistema extracorporeo di pompe che irrorano con sangue artificiale, a 37°C, l’intero cervello di maiale, intatto e isolato in una vasca larga circa un metro. Composto da una soluzione acellulare a base di emoglobina, questo sangue artificiale, realizzato appositamente e chiamato “BEx perfusato”, ha apportato ossigeno e nutrienti al tessuto nervoso dell’organo, sostenendone il metabolismo.

«Ad attivarsi in realtà sono stati singoli neuroni, isolati l’uno dall’altro, solo dopo una stimolazione con una debole corrente elettrica» ha spiegato Francesca Talpo al quotidiano La Repubblica. Nell’intervista la ricercatrice, specializzata nelle analisi elettrofisiologiche, ha specificato inoltre, in merito al dibattito etico, che «per avere percezione o coscienza, invece, c’è bisogno di un’attività sincronizzata, di gruppi di cellule che comunicano e creano delle onde. Noi non abbiamo trovato assolutamente nulla del genere.»

Lo studio dimostra che il cervello, in condizioni opportune, ha maggiori capacità di recupero rispetto a quanto comunemente supposto, e apre nuovi importanti scenari sia per la ricerca di base, sia per quella farmacologica, ad esempio nel trattamento dei danni causati da ictus, Alzheimer o da Parkinson.

 

[In alto, dettaglio: Fig.2-Ex vivo restoration of microcirculation and vascular dilatory functionality]