Musica: la rivoluzione digitale

iTunes: 35 milioni di canzoni, 104mila anni per ascoltarle tutte. Spotify: 55 milioni di stream nel primo mese. I ricavi delle case discografiche? In aumento.

Quella che solo cinque o dieci anni fa si diceva essere un’industria che con l’era del digitale sarebbe crollata a picco, oggi, dai numeri, dimostra di essersela cavata. Certo, i ricavi non saranno più quelli di una volta, quando le etichette andavano a gonfie vele e la pirateria non solcava ancora i mari, tuttavia ci si può adattare.

«Con l’avvento delle nuove tecnologie bisogna reinventarsi» ha detto Enzo Mazza, presidente della Federazione Industria Musicale Italiana (FIMI), in una lezione speciale per gli studenti di comunicazione, ieri in aula ‘400, nell’ambito del corso Diritto d’autore e della pubblicità. «La prima a farlo è stata la musica che ha risposto cambiando alcune figure professionali e perfezionando quelle vecchie».

L’editore musicale è una delle prime figure che ha dovuto adeguarsi alla rete e alla musica liquida nata dieci anni fa con iTunes (foto). Si pensava che dovesse scomparire perchè l’artista non avrebbe più avuto bisogno di un mediatore tra lui e il pubblico, invece, la rete non ha fatto altro che rafforzare la sua importanza. Dai dati presentati emerge infatti che il 75% degli artisti vuole avere un contratto discografico alle spalle e il 74% lo ritiene di fondamentale importanza per la propria carriera.

«L’industria non ha più lavorato solo sulla registrazione e sulla musica, ma si è creato un rapporto dove l’artista viene messo al centro e ne si cura la comunicazione» ha continuato Mazza, andando poi a sottolineare l’importanza che giocano i social network nel settore musicale. Anche in questo caso i numeri sono impressionanti: 7 su 10 delle persone più seguite su Twitter sono artisti, lo stesso vale per 9 su 10 dei più cliccati su Facebook, gli stessi che poi vediamo nelle classifiche nazionali e internazionali.

Tutto gira intorno alla comunicazione e ai social, tutto si può condividere e far conoscere, la musica viaggia ad una velocità impressionante e ogni clic equivale anche a un ricavo della casa discografica che produce l’artista.

Non lasciamo però da parte tutto il vecchio per le nuove opportunità: «Il 2012 è stato un anno interessante dove il vinile ha venduto di più rispetto il suo anno più fiorente, l’87. Si tratta di piccole percentuali, ma sono estremamente interessanti».

FC