Raffaele Bruno, Primario della Struttura di Malattie infettive del Policlinico San Matteo e docente alla Facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, descrive oggi sul Corriere della Sera la terapia somministrata ai malati più gravi e a quello che viene considerato il “paziente 1”. Si tratta di un cocktail di farmaci che comprende il Lopinavir, «un antiretrovirale che appartiene alla classe degli inibitori della proteasi, un enzima presente sia nell’Hiv sia nel coronavirus» spiega l’infettivologo al quotidiano milanese. L’inviata Simona Ravizza lo descrive così: «Raffaele Bruno, 54 anni il prossimo 29 marzo, è l’emblema del senso di responsabilità di tutti i medici e infermieri che da giorni lavorano senza rientrare a casa né vedere la propria famiglia».
L’intervista completa è disponibile nella rassegna stampa di ateneo e su corriere.it