Il giornalista: pregi e difetti

La professione giornalistica, cosa fare per accedervi e quali le problematiche da affrontare; questi gli argomenti principali del seminario di mercoledì e giovedì scorso, tenutosi all’interno delle lezioni di “Sociologia dei processi Culturali” del corso di laurea in Comunicazione, del nostro ateneo.

«Mi preme molto far chiarezza su questo argomento e sfatare l’immagine onirica che spesso si ha del giornalista, è una professione che richiede impegno, tenacia e costanza; è faticosa e spesso deludente» ha detto Mario Muda, ex vice-direttore del quotidiano ligure “Il Secolo XIX”.

Muda si definisce un giornalista che vuole aprire gli occhi ai giovani che vogliono avvicinarsi a questa professione: «Una volta si accedeva al mestiere entrando in un giornale il quale, in seguito,  decideva se assumerti o meno. Oggi ci sono delle scuole istituzionali che effettivamente preparano sia in campo teorico che in campo tecnico; una volta al giornalista in erba si faceva fare la gavetta con i servizi nei pronto soccorsi e sulla criminalità; poi se uno aveva talento continuava. Oggi non è più così, vi sono due tipi di giornalisti, bisogna essere iscritti ad un Albo e bisogna trovarlo il giornale disposto a pagare gli articoli.»

Durante il seminario sono emerse le differenza tra le due figure giornalistiche di oggi: il professionista ed il pubblicista. Il primo è colui che esercita in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista, per diventarlo ed iscriversi all’Albo deve effetture un praticantato di 18 mesi e frequentare uno dei corsi di formazione o preparazione teorica (della durata minima di 45 ore) o in alternativa frequentare una delle scuole di giornalismo; in entrambi i casi alla fine dovrà superare l’esame di idoneità a Roma.

Il giornalista pubblicista, invece, è colui che svolge l’attività giornalistica in modo non occasionale e retribuita, anche se esercita altre professioni o impieghi e per iscriversi all’Albo deve aver svolto un’attività giornalistica continuativa e regolarmente retribuita per almeno due anni.

«Quando vedo ragazzi che vogliono fare i giornalisti sono molto contento perchè è nelle loro mani che è racchiusa l’innovazione, e la porteranno nel modo di fare informazione e nei media in generale. Bisogna ricordare che il giornalista diventa un mezzo, è lui il media, è lui che governa e gestisce la notizia» ha spiegato Muda «Ci sono persone che sono morte per portare avanti le loro idee, coloro che si occupano di questioni delicate, di mafia o di organi importanti, spesso sono perseguitati, controllati, spiati, ricattati e questo ti cambia la vita, non é cinema, é realtà. Viviamo in un mondo dove non si conoscono realmente le situazioni – ha continuato – ecco perchè l’importanza dell’informazione e di Internet.»

«Appartengo alla scuola di pensiero che qualunque sia la notizia la si deve dare, ma senza dimenticare l’etica, la deontologia, i codici morali e soprattutto la propria coscienza» è il messaggio chiaro di Mario Muda.

«I media sono cambiati i giornali non hanno finito il loro corso, ma hanno svolto la loro parte, oggi l’informazione si fa su Internet, si é riscoperta l’individualità, il rapporto uno a uno. Essenziali sono i social network».

IC