CRUI: Persi 1 miliardo e 10.000 ricercatori. Perso anche il premio al merito?

Il Presidente della Conferenza dei Rettori Stefano Paleari ha inviato al Presidente del Consiglio Letta e al Ministro Carrozza una lettera in cui segnala «nuovamente l’allarme delle Università italiane circa la situazione che si sta determinando per l’anno in corso, caratterizzato da un taglio drammatico dei fondi agli Atenei statali e non statali di quasi un miliardo sui circa 7,5 disponibili solo quattro anni fa».

«Diamo atto al Governo di aver inserito nel disegno di legge di Stabilità quanto necessario per evitare che ai tagli raggiunti nel 2013 se ne aggiungano altri nel 2014 – continua Paleari – sebbene la progressiva riduzione dei fondi abbia di fatto chiuso l’accesso delle Università ai giovani meritevoli, pregiudicando il diritto allo studio, il futuro delle nuove generazioni e le loro aspirazioni di alta formazione».

Da Piazza Rondanini vengono snocciolati anche i numeri della crisi dell’Università italiana sul fronte assunzioni: «negli ultimi anni sono solo 2.000 i nuovi ricercatori a tempo determinato a fronte dei 12.000 ricercatori che hanno lasciato gli Atenei, con l’aggravante di un turn over 2013 che ha messo in ginocchio molte Università, impedendo ogni razionale programmazione e sviluppo. Tale circostanza limiterà sempre di più il livello di competitività del sistema universitario italiano a livello europeo ed internazionale».

«La CRUI – prosegue il Presidente Paleari – ha condiviso fortemente la valutazione dell’efficacia della ricerca e della didattica come elemento di miglioramento del sistema. Di conseguenza, senza un immediato intervento sulla premialità 2013 per gli Atenei che bene hanno risposto alla Valutazione della Ricerca effettuata dall’ANVUR, risulterà inutile il grande lavoro svolto per misurare la qualità della ricerca negli Atenei, la cui premialità è prevista per Legge».

Infine «l’impossibilità di riconoscere la premialità agli Atenei virtuosi nella ricerca mina la credibilità di tutto il sistema e vanifica lo sforzo fatto per raggiungere una valutazione di merito. Questo non è più sopportabile da parte delle Università italiane, già provate da anni di tagli e di chiusura alle giovani generazioni».