Coronavirus, l’appello dei dottorandi e degli assegnisti: «reali tutele per le figure precarie della ricerca». A Pavia da maggio riaprono i laboratori

L’Associazione dei dottorandi e dei dottori di ricerca in Italia ha inviato una lettera al ministro Gaetano Manfredi, alla Conferenza dei Rettori e al Consiglio Universitario Nazionale, in cui vengono formalmente avanzate una serie di richieste per rispondere concretamente alle «problematiche di tutte le figure precarie della ricerca».

«Anche i dottorandi e i precari della ricerca sono travolti – come molte categorie di lavoratori poco protetti – da assenza di tutele e grande incertezza» scrive l’ADI, sottolineando che «la sospensione delle attività ordinarie dei corsi di dottorato, rischia di far slittare ad una data al momento impossibile da determinare le sedute di discussione della tesi di dottorato e il relativo conseguimento del titolo».

Tra i disagi anche l’impossibilità di svolgere il periodo di ricerca all’estero obbligatorio e la relativa perdita dell’anno, come pure la revoca della borsa per la mancata partenza. L’Associazione dei dottorandi chiede inoltre «la possibilità di una proroga retribuita aggiuntiva finanziata con appositi fondi statali, di modo da non gravare sui bilanci degli Atenei, e un’estensione delle scadenze».

Per sostenere tutte le richieste avanzate dall’ADI al Ministero è stata avviata una petizione su change.org che ha già raccolto novemila adesioni. All’Università di Pavia il Rettore Francesco Svelto ha annunciato ieri che da maggio, con la riapertura dei laboratori «potranno accedere nuovamente in università i titolari di assegni o di borse di ricerca e gli studenti di dottorato sotto la guida dei rispettivi tutor. Seguiranno, ma solo successivamente, gli studenti che svolgono tesi di laurea sperimentali». Ciò, ovviamente, nel pieno rispetto delle misure di sicurezza.