A Pavia uno strano “corno” per la pangenesi di Darwin

cornoAl Museo per la Storia dell’Università è stato recentemente identificato un preparato etichettato come “innesto di sperone di gallo sull’orecchio di una vacca” (a destra).

Dopo alcune indagini, è stato scoperto che questo strano oggetto era stato al centro di una corrispondenza scientifica tra Paolo Mantegazza, all’epoca professore di patologia generale all’Università di Pavia e Charles Darwin che lo descrisse brevemente nel suo libro The Variation of animals and plants under domestication (1868).

Il preparato, infatti, aveva incuriosito Darwin poiché poteva collegarsi alla teoria dell’ereditarietà, chiamata pangenesi, che lo scienziato inglese aveva concepito per giustificare la variazione fenotipica della discendenza come base d’azione della selezione naturale. Secondo questa teoria ogni parte dell’organismo doveva essere dotato di particolari cellule definite “gemmule” in grado di generare quella parte dell’organismo dalla quale provenivano. In altri termini queste “gemmule” avrebbero avuto la capacità di generare la struttura tridimensionale dell’organo dal quale erano derivate. Così “gemmule” che provenienti dalle braccia avrebbero generato delle braccia, quelle provenienti da un occhio avrebbero dato origine a un occhio e così via.

Secondo Darwin queste “gemmule” avrebbero potuto moltiplicarsi e raggiungere le gonadi per la trasmissione sia paterna che materna nel nuovo organismo. La discendenza sarebbe quindi originata dalla casuale mistura di “gemmule” paterne e materne che avrebbe così dato ragione delle variazioni fenotipiche dei figli e delle figlie rispetto ai loro genitori. La descrizione del corno da parte di Mantegazza sembrò a Darwin una conferma della sua teoria della pangenesi in quanto un frammento trapiantato poteva dare origine a una struttura tridimensionale, dunque l’idea che vi fossero conservate “gemmule” con potenzialità organogenetiche.

Darwin e Mantegazza entrarono allora in amichevole e ammirata corrispondenza scientifica su questa teoria e sulla prova sperimentale fornita dal docente pavese.

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